A cura dell’Equipe MSAC diocesana
Care amiche e cari amici maturandi, sicuramente questa non è una notte come le altre, è una di quelle notti in cui si fa fatica a dormire e si rimane svegli a pensare a tanti ricordi che hanno reso unico il nostro percorso negli anni della scuola superiore.
Un pensiero speciale va sicuramente al primo giorno di scuola del primo anno, ti ricordi? Tutto ha avuto inizio lì salendo i gradini di una scuola, piccola o grande, vicina o lontana da casa. Proprio salendo quei gradini sei cresciuto e maturato, hai imparato a conoscere i tuoi pregi e a valorizzare i tuoi limiti.
Cara amica o caro amico che leggi questo messaggio ti prego di non pensare all’esame come un momento formale, uno step da superare, un qualcosa che prima passa e meglio è. Questi giorni così intensi sono meravigliosi perché sono l’occasione per ciascuno di parlare della propria vita a scuola, ti prego di ricordalo mentre svolgi la prova di Italiano o ti prepari con ansia per l’orale!
Volevo anche dirti che questo per noi studentesse e studenti è tempo non solo di protagonismo ma anche di cambiamento. Queste due parole, strettamente connesse tra loro, sono ingredienti quanto più necessari in questo tempo così particolare, dove la paura per la guerra che è alle porte dell’Europa, la preoccupazione per la recessione economica e l’instabilità politica sono i principali protagonisti della cronaca e dell’attualità.
È questo un tempo che ha bisogno di giovanissimi che hanno voglia di studiare, di formarsi e di informarsi. “Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo” (Gianni Rodari). Maturità è comprendere che ciò che studiamo ci apre degli spazi di infinito e di libertà, ci rende liberi di sviluppare un pensiero critico e libero da condizionamenti. Il mondo oggi ha bisogno di giovani che sono pronti a dire la loro, che non hanno paura di esprimersi, che sanno con garbo, educazione e decisone far sentire la propria voce.
Non possiamo e non dobbiamo dimenticare però che sono stati anni difficili, veniamo da un percorso di didattica a distanza e didattica digitale integrata. Molti di noi hanno toccato con mano la sofferenza per una scuola vissuta da casa per periodi più o meno lunghi. In particolare il 2022 ha visto classi continuamente divise tra compagni online e in presenza.
Un pensiero in questo messaggio sento di rivolgerlo a quanti hanno perso un amico, un parente o un conoscente durante questi anni di pandemia, è anche per loro che abbiamo il dovere di impegnarci perché ciascuno a proprio modo ha lasciato in noi un’eredità che va custodita e conservata.
Ancora sento di voler spendere qualche parola per i professori, compagni di viaggio che da buoni seminatori ogni mattina escono per seminare. Nel seme piantato in ciascuno di noi è presente il futuro perché il seme porta in sé il pane di domani, la vita di domani. Il seme appare quasi niente, è nascosto tra una pagina di letteratura, delle equazioni di matematica e degli esercizi di inglese, tuttavia il seme è la presenza del futuro, è promessa già presente oggi.
Coraggio dunque! Impegnati a far germogliare quel seme, a diffondere il profumo buono e inebriante che è frutto di quel seme. Il mondo ha bisogno di vedere, toccare, fare esperienza di germogli nuovi, il mondo ha bisogno di testimoni di una scuola bella, al passo con i tempi, una scuola capace di formare i cittadini del domani.
“L’obiettivo principale della scuola è quello di creare uomini che sono capaci di fare cose nuove, e non semplicemente ripetere quello che altre generazioni hanno fatto” (Jean Piaget).
Ad maiora maturandi!