A cura della Commissione MLAC diocesana
A che serve parlare di lavoro nell’Azione Cattolica? L’Ac non è già attenta a questi temi? E perché un movimento? La risposta, non scontata, non può che essere biblica: Gesù stesso fu un lavoratore, presso la bottega di Giuseppe. E lì conobbe la fatica, ma anche la bellezza, della trasformazione di un pezzo di legno in qualcosa di utile. Pensateci: arte manuale ma anche fantasia, immaginazione e anche utilità. Una esperienza che gli fece conoscere l’umanità pienamente, con l’attività lavorativa capace di recare dignità e vita.
Come riporta il n. 266 del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa “con il suo lavoro e la sua laboriosità, l’uomo, partecipe dell’arte e della saggezza divina, rende più bello il creato, il cosmo già ordinato dal Padre; suscita quelle energie sociali e comunitarie che alimentano il bene comune a vantaggio soprattutto dei più bisognosi”. Quanto è importante il lavoro! Non più argomento scomodo ma decisivo. Nel lavoro l’uomo si scopre parte attiva della Creazione. Noi stessi, uomini del 2021, creatori di speranza, di Bene Comune. Ci pensate?
A Taranto la scelta di puntare sul Mlac, già evidenziata negli anni con diverse fortune, si è connessa alla fatica di parlare di certe tematiche, nonostante i progetti pensati e il lavoro incessante di incaricati e segretari che ci hanno creduto e hanno dato contributi importanti. Ma si fa fatica. Un po’ perché parlare di lavoro e del suo valore, in senso cristiano, appare difficile. Un po’ perché è uno di quei temi scomodi da lasciare solo ai tecnici, poco presente nelle aule parrocchiali se non perché la guida ce lo suggerisce o esiste uno specifico problema. Taranto, che si avvia ad ospitare la prossima Settimana Sociale, vive inoltre una serie di contraddizioni: il dissidio uomo-ambiente, legato alla presenza del Siderurgico con, storicamente, i benefici economici seguiti da disastri ambientali e lutti a causa di emissioni inquinanti. Possiamo evitare di parlarne? Certamente no. Ne va del nostro essere credenti. Ne va del nostro vedere, del nostro giudicare e del nostro progettare uno sviluppo integrale della persona nella sua totalità. Dobbiamo re-iniziare a pensare che evangelizzare il mondo del lavoro non possa staccarsi dal lavoro evangelico di vivere il mondo in maniera diversa. Non abbiamo la presunzione, certo, di essere Creatori, ma di partecipare al Bene comune questo sì. Il Movimento Lavoratori non chiede folle ma chiede partecipazione, non richiede tanti incontri ma progettazione, non desidera solo pregare ma anche essere azione. Contemplattivi, insomma, sulla scia di quanto anche il Magistero di Papa Francesco indica. Come suggeriva anni fa la Laborem Excercens il lavoro è una vocazione fondamentale dell’uomo. Perciò non ci spezza forse il cuore sapere dell’aumento della disoccupazione, dell’abbandono del territorio da parte dei giovani per altri lidi? Non ci si può non interrogare sulla difficoltà odierna di fare impresa e progettazione sociale in provincia di Taranto. Mancano gesti concreti adeguati a raccontare nuovi modelli lavorativi e di sviluppo.
La realtà interroga insomma ogni credente. Non possiamo evitarla. E ogni realtà può essere l’evento utile per pensare il mondo come vorrebbe Dio. Il Mlac si pone l’obiettivo di intercettare il bisogno umano del lavoro come vocazione, coglierlo e aiutarlo a concepirsi come Bene comune. Non abbiamo tantissimi mezzi, se non il lavoro, guarda caso, di puntare ai valori dell’agire economico, intercettando le speranze e i progetti che possano risollevare la nostra terra. Il Mlac in questo è di ausilio al Progetto Policoro, nato in Diocesi da qualche anno. Il Progetto è il luogo dove la ricerca attiva del lavoro, la progettazione sociale, l’animazione rivolta all’autoimprenditorialità si connettono ai valori della persona che il Mlac riconosce come fondamento dell’economia.
Avere il Mlac in Diocesi non significa demandare ad esso l’affrontare le tematiche scomode, chiedergli di agire per creare lavoro, parlare di Ilva ed economia. Non è insomma un ufficio che deve pensare all’azione mentre il resto dell’associazione agisce nell’essere cattolici. Tutt’altro. Il Mlac c’è se l’associazione stessa inizia, come sta già facendo, a interrogarsi sulla vocazione lavorativa e non solo presbiterale e familiare dei nostri giovani. A chiedersi se non sia necessario conoscere meglio la morale sociale, la sconosciuta per tanti iscritti. Inevitabilmente il Mlac parlerà di politica, ma quella alta, quella che diviene forma di carità. Per questo il Mlac è discernimento comunitario, espressione dinamica della comunione ecclesiale, il metodo di formazione spirituale, di lettura della storia e di progettazione pastorale, attraverso il quale diamo attenzione alla vita delle persone. Perché, come insegna la Costituzione, la Nazione si fonda sul lavoro. E questo si fonda sulla persona. In un tempo di individui nell’economia e nella politica tornare alla persona ci pare essenziale. E il Movimento intende farlo. Soprattutto nella nostra Diocesi di Taranto.