A cura di Rosella Tegas – Consigliere Diocesano – Commissione MLAC
“L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”, recita l’articolo 1 della nostra Carta Costituzionale. Con questo articolo, i padri costituenti hanno elevato il lavoro a fondamento del loro progetto politico.
Ebbene sì il lavoro! Vocazione della nostra persona, sostentamento del nostro quotidiano, luogo di realizzazione piena dei talenti ed espressione totale della creatività di ognuno, luogo in cui cimentarsi, collaborare, fare squadra, formarsi, crescere professionalmente.
E’ questo, solo questo che il lavoro dovrebbe essere!
Eppure giovedì 29 aprile, in un consueto pomeriggio di operatività, durante un’attività diventata ormai routine da qualche anno a questa parte, in cui si è maturata esperienza da vendere, il lavoro, per qualcuno, si è trasformato in morte.
Oggi, primo maggio, il pensiero va a Natalino, alla sua vita spezzata dal rizzaggio di pale eoliche nel Porto di Taranto che ben conosceva in ogni suo minimo dettaglio operativo, e a tutti coloro che, dopo aver salutato le loro mogli, i loro mariti, i loro figli, non hanno più fatto rientro a casa al termine di un turno di lavoro, perché vittime di un incidente, di un infortunio mortale.
Tornano alla mente le parole di Giovanni Paolo II nell’esortazione Redemptoris Custos: “Il lavoro umano e, in particolare, il lavoro manuale trovano nel Vangelo un accento speciale. Insieme all’umanità del Figlio di Dio esso è stato accolto nel mistero dell’Incarnazione, come anche è stato in particolare modo redento. Grazie al banco di lavoro presso il quale esercitava il suo mestiere insieme con Gesù, Giuseppe avvicinò il lavoro umano al mistero della Redenzione. Si tratta della santificazione della vita quotidiana, che ciascuno deve acquisire secondo il proprio stato e che può esser promossa secondo un modello accessibile a tutti: «San Giuseppe è il modello»” (RC 22 e 24).
San Giuseppe è stato il modello del lavoro manuale ed ha sempre svolto la sua attività con fedeltà e semplicità, proprio come Natalino e tutti quei lavoratori che, quotidianamente, con dedizione e professionalità svolgono i compiti che la Provvidenza ha loro assegnati.
Il pensiero oggi va a loro. Possa San Giuseppe, col suo amore silenzioso, intercedere per l’eliminazione di tutte le morti bianche, consolare il dolore che attanaglia le famiglie che hanno perso i loro cari e proteggere tutti coloro che quotidianamente lavorano con spirito di gratitudine e di gioia.
Buona festa del primo maggio a tutti!