In movimento verso il Congresso Nazionale

A cura di Elio Simone La Gioia – Segretario MSAC

È da poco iniziato il XVII Congresso Nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica (MSAC) e non vediamo l’ora di raccontarvelo. Siamo certi che saranno questi giorni di passione grande per la scuola, per l’associazione e per la chiesa.

Prossimamente condivideremo con voi i nostri pensieri e il nostro impegno come delegati del circolo diocesano, pronti a rimetterci in movimento appena terminati i lavori congressuali. Vorremmo però condividere con voi ciò che ci ha preparato a questo momento così importante per il nostro circolo e per tutti i circoli d’Italia.

Abbiamo iniziato fin da subito a confrontarci sulla bozza del Documento Congressuale, l’abbiamo letta, riassunta e condivisa con quanti più compagni in modo da ascoltare la voce di tutti. Siamo stati mossi dal desiderio che il congresso non rimanesse un momento solo per segretari e delegati ma fosse una sincera occasione per riflettere su ciò che è stato e ha fatto il MSAC e su cosa farà nei prossimi anni.

Ci siamo interrogati a lungo sul titolo che ci ha accompagnati: Scegliamo il noi! Cosa significa scegliere il noi? Come possiamo scegliere di mettere da parte l’io e incoraggiare il noi in un tempo che ci vede chiusi ognuno nelle nostre camere? La risposta forse sta proprio in questo tempo: la pandemia ci ha insegnato il valore grande della vicinanza, dell’essere prossimi, di quell’I CARE che il MSAC ha come motto.

Nella riflessione ci ha aiutato anche la frase di Aldo Moro che guida il nostro circolo dalla fondazione: “oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità”. Ciascuno di noi è responsabile del proprio compagno di classe, di quell’amico che non si collega più o preferisce tenere la telecamera spenta, di quei docenti che abbiamo “accolto virtualmente” nelle nostre case come loro hanno fatto con noi.

Di cosa parleremo quindi al Congresso? Ci soffermeremo sia sul MSAC ma anche su grandi tematiche da sempre sono care al movimento: il benessere a scuola, la didattica, l’edilizia scolastica, la rappresentanza studentesca, i trasporti, la mobilità, il diritto allo studio e la dispersione scolastica.

Sono queste delle tematiche che il MSAC ha a cuore e il Congresso è l’opportunità per mettere per iscritto i nostri sogni. Su una maglietta di qualche anno fa c’era scritto un proverbio africano: “se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia”. Siamo studenti che sognano una scuola attenta a tutti e in particolar modo a chi è rimasto indietro, a chi in questa DAD è stato più penalizzato. Sogniamo una scuola come quella di don Lorenzo Milani in cui “chi era senza basi, lento o svogliato si sentiva il preferito. Veniva accolto come si accoglie il primo della classe” (Lettera a una professoressa).

Generazioni a confronto

A cura dell’Equipe MSAC diocesana

Ciao a tutti ragazzi! Noi msacchini abbiamo deciso di portarvi un contenuto diverso dal solito: abbiamo intervistato due ragazzi della nostra equipe e una professoressa. Ci siamo resi conto di come, molte volte, coloro che vediamo come le persone che meno possono capirci sono in realtà le più vicine.

Ma presentiamo i protagonisti di quest’intervista…

La prima persona che vogliamo presentare è la professoressa Marisa Nasti (PROF.MN), insegnante di lettere classiche al Liceo “Tito Livio” di Martina franca.

La seconda persone che presentiamo è Francesca Speziale(FS), alunna del liceo “Tito Livio” di Martina Franca. La sua passione sono le lingue e spera, un giorno, di diventare insegnante.

L’ultimo, ma non per importanza, è Daniele Taurino (DT), alunno dell’istituto elettronico “Majorana” di Martina Franca. Spera di poter intraprendere la carriera militare.

Dopo un breve intervento del segretario MSAC diocesano Simone, abbiamo iniziato con l’intervista.

COS’È PER TE LA SCUOLA?

PROF.MN: “Io credo moltissimo nella scuola. Per me è il mio mondo, un mondo che mi gratifica tantissimo, un mondo che mi appassiona tantissimo soprattutto perché fatto di relazioni. La scuola non è solamente trasmettere delle nozioni ai ragazzi ma anche tessere delle relazioni con loro. Per me scuola significa educare, sia a livello di conoscenze che di relazioni”.

FS: “Per me la scuola è l’ambiente nel quale posso esprimermi al meglio, non è solamente studio ma anche sapere, conoscere e applicare ció che studiamo; è l’ambiente nel quale posso affermare le mie idee e le mie convinzioni. La scuola è anche esprimere se stessi e fare ci  che più ci piace”.

DT: “La scuola per me è un luogo di formazione culturale e non, un luogo dove instaurare relazioni e aiutarsi a vicenda. Qui riusciamo a capire quanto il confronto con una persona adulta possa essere costruttivo”.

MEGLIO LA SCUOLA IN PRESENZA O LA DAD?

PROF.MN: “Completamente a favore della scuola in presenza. Probabilmente con la DaD ho potuto sentire i miei alunni più vicini, ho sentito la necessità di stare continuamente a contatto con loro soprattutto durante il primo lockdown. Tanti compiti da correggere ma altrettante relazioni da continuare a tessere. Temo che questa situazione possa generare dei precedenti; spero che questa non diventi l’occasione per sostituire determinate cose che si facevano in presenza con la didattica a distanza. Certo ci siamo arricchiti di capacità dal punto di vista informatico e ritengo anche utile la lezione a distanza quando non si tratta di scuola quotidiana, quindi per orientamenti universitari ad esempio, permettendo così ai ragazzi di arrivare a “frequentare” ambienti che probabilmente nella normalità non avrebbero potuto toccare. La didattica a distanza, secondo me, penalizza in un certo senso gli studenti che molto spesso non riescono a distaccarsi dal nucleo famigliare e di conseguenza potrebbe venire a mancare un punto fondamentale della scuola ovvero quello dell’esprimere se stessi.

FS: “Anche io preferisco la scuola in presenza. Forse l’unica cosa positiva della DaD è il potermi alzare più tardi la mattina poiché, essendo pendolare, la mattina ero costretta a svegliarmi presto per arrivare puntuale a scuola. Ma continuerò  a preferire la scuola in presenza perché con la DaD stiamo vedendo mancare sempre meno il contatto umano tra studenti e professori. La stessa attenzione che si presta alla lezione è ormai diventata minima. Noi vogliamo continuare a fare scuola ma non così. Spero di poter ritornare al più presto sui banchi di scuola come abbiamo sempre fatto”.

DT: “Anch’io preferisco la didattica in presenza. Sono molto in difficolta con il programma e recuperare con queste modalità non è per nulla semplice. Stare in ambiente scolastico mi aiuterebbe a rimanere concentrato cosa che da casa viene meno”.

COME STAI VIVENDO QUESTO PERIODO?

PROF.MN: “Attualmente vedo questo periodo come un periodo senza via d’uscita: quando sembra che le cose stiano migliorando, si torna indietro. Penso che abbiamo usato male il tempo datoci in estate. Ci siamo sentiti liberi di tornare alla normalità e poi di piombo ci siamo trovati chiusi drasticamente. Sono una persona molto attiva e ormai la mia volontà è piuttosto relativa. Ripongo davvero molta speranza nel vaccino”.

FS: “Questo per me è un periodo molto buio e pieno di confusione, determinato anche dal rientro a scuola rinviato di settimana in settimana. La situazione in se per se è molto grave, i posti letto sono minimi, se non inesistenti e ci sono tante persone che stanno morendo, il covid è sempre in agguato”.

DT: “Personalmente sto vivendo questo periodo sotto pressione. Sto cercando di dare il meglio di me e di riportarmi al passo con il programma. Spero che questo periodo sia un periodo di transito anche se leggendo le notizie sembrerebbe non essere così”:

COS’È PER TE IL COVID?

PROF.MN: “Io purtroppo credo che il covid sia una malattia seria. Ho perso mia mamma proprio per questa malattia quindi ho potuto toccare da vicino, anche perché poi sono diventata positiva anche io. Il covid esiste ed è diventato per me e la mia famiglia una minaccia, anche per la nostra pace interiore. Anche se chi non lo prova pensa sia lontano, il covid è molto vicino e colpisce anche le persone più inaspettabili. Al covid non si sfugge”.

FS: “Anche io penso che il covid sia una brutta malattia. Anche noi come famiglia abbiamo vissuto da vicino questa situazione e provato tanta tristezza, ma anche tanta rabbia. Il covid è una brutta malattia che non perdona nessuno”.

DT: “Anche io sono d’accordo con voi. A me stamattina è arrivata la notizia di una persona venuta a mancare per covid. Mi verrebbe da dire che oltre ad essere una malattia, è anche una vera e propria sfida”.

COSA PENSI CHE MANCHI AGLI STUDENTI/AI PROF?

PROF.MN: “La relazione con gli altri anche se spesso vedo in alcuni ragazzi un atteggiamento di comodo che li porta a strumentalizzare la situazione, così da rimanere chiusi nelle loro vite. Come insegnate mi manca davvero tutto; noi abbiamo bisogno di stare insieme, l’uno con l’altro anche solo per confrontarci.”.

FS: “Vale anche per me. Penso che sia a noi alunni che ai professori manchi il contatto umano”.

DT: “Concordo anche io. Penso che sia proprio questa la cosa che più di tutto sia mancata a tutti noi”.

Ed infine abbiamo chiesto: QUALE MESSAGGIO VORRESTE MANDARE A COLORO CHE LEGGERANNO QUEST’INTERVISTA?

PROF.MN: “Abbiate fiducia ragazzi. Continuate a stare attenti e cercate di cogliere il meglio da quello che ogni giorno la vita ci sta offrendo”.

FS: “Tenete duro, perché nonostante non sia un momento facile, dobbiamo essere fiduciosi e ottimisti. Abbiate pazienza e speranza affinché questo covid ci lasci al più presto. Ce la faremo!”.

DT: “Siate sempre propositivi verso questa situazione e soprattutto impegnatevi sempre anche a livello didattico, nella speranza di tornare al più presto alla normalità”.

Ringraziamo ancora la prof.ssa Marisa Nasti per aver preso parte a quest’intervista e ringraziamo tutti voi che state leggendo.

Studenti tra DAD e Sogni

A cura dell’Equipe MSAC diocesana

Come tutti ben sappiamo, ci troviamo nel mezzo di una pandemia che ha condizionato la vita non solo degli individui, ma dell’intera società civile; e, in particolare, ha cambiato il sistema scolastico, il rapporto tra gli studenti e con gli insegnanti. Nessuno avrebbe potuto pronosticare un evento di tale portata. Nonostante questo, vorrei che provassi per un momento a chiudere gli occhi e ad immaginare che le scuole, in realtà, sono state chiuse in occasione delle vacanze estive e che il Governo italiano ha pensato bene di rimandare la loro apertura per permettere a noi ragazzi di dedicarci alle passioni a cui teniamo di più, a quelle attività che altrimenti non riusciremmo a fare se fossimo sommersi di studio. Resta con gli occhi chiusi, immagina di essere sul letto in camera tua mentre aspetti di incontrare quella persona che, lo sai, è in grado di cambiarti l’umore in poco tempo: probabilmente ne hai tanto bisogno, perché proprio oggi, tra l’autobus strapieno di gente, la prof. che ti ha colto impreparato, tua madre che urla perché tu metta a posto la camera, vorresti gettare la spugna e cancellare tutto. Poi, d’un tratto, riesci a vedere e ad abbracciare quell’amico/a che ti farà spuntare un sorriso, magari andrete al cinema insieme oppure vi mangerete una bella pizza in quel locale che tanto vi fa impazzire! 

Ora apri lentamente gli occhi e non ti demoralizzare nello scoprire che purtroppo tutte queste emozioni, che hai vissuto fino a poco tempo fa sono lontane, adesso l’unica cosa che ci è concessa è quella di incontrare online, e non dal vivo, i nostri affetti più cari. Tuttavia non rattristarti perché, dopo ogni temporale, esce sempre il sole!

Effettivamente in questo momento le scuole sono chiuse, e non perché sono state prolungate le vacanze estive: in questa situazione noi studenti sentiamo di essere come una barca in mare aperto, sballottata dalle onde dell’incertezza, oscillando tra la possibilità di tornare fra i banchi di scuola e la necessità di continuare a stare a casa in DAD. 

Di solito la maggior parte degli studenti delle classi superiori è chiamata a utilizzare il trasporto pubblico per recarsi a scuola. Forse questo rappresenta l’ultimo ostacolo da superare, per tornare quanto prima in classe. Sarebbe bello poter avere tra le mani una bacchetta magica per risolvere immediatamente tutti i problemi! Non avendone una a disposizione, noi studenti possiamo seguire un’altra strada per contribuire ugualmente a cambiare questo tempo: e cioè ribadire l’urgenza di ristabilire un patto educativo, tra una generazione e l’altra, tra docenti e discenti, tra educatori ed educandi, che metta al centro l’importanza e la bellezza del contatto sincero, del dialogo costruttivo, della disponibilità ad apprendere e ad accogliere da entrambe le parti. Vorremo ribadire anche la necessità di rimettere la causa giovanile ed educativa al centro delle agende politiche, perché uno Stato si rivela adulto e responsabile a partire dalle priorità che si dà; vorremmo che chi decide anche del nostro futuro possa prendersi maggiormente cura di noi “più piccoli”, con passione sincera, e così formarci davvero perché un domani, nella nostra realizzazione personale e sociale, possiamo essere in grado, a nostra volta, di avere a cuore le sorti delle generazioni che verranno!

“La Didattica a distanza sta semplicemente mettendo in evidenza se le scuole erano aperte prima che succedesse tutto questo perché ciò che deve essere aperta è la relazione tra discepolo e maestro. Quando la relazione è reale, ha effetti reali sulle persone. E quindi la distanza sta mettendo alla prova se la relazione esistesse già da prima. […] Si insegna con l’essere prima ancora che con le parole.”  

Alessandro D’Avenia