A cura di don Carmine Agresta – Assistente Unitario
Carissimi,
permettete che mi rivolga a voi nell’imminenza della Pasqua per indirizzare a voi tutti e alle vostre associazioni un pensiero augurale. Il momento che stiamo vivendo si sta prolungando ormai da parecchio tempo e siamo un po’ tutti stanchi. Alla fatica delle restrizioni a cui ci ha costretto questa situazione poi, si aggiunge il dolore e la sofferenza per la scomparsa di persone care che, proprio a causa di questa pandemia, son venute a mancare. E, come se non bastasse, anche quest’anno saremo costretti a vivere la Pasqua, sia nella sua dimensione liturgica che in quella familiare, con i ritmi e le possibilità dettati dalle misure di contenimento del contagio. E se, una speranza sembra nascere dalla possibilità data dai vaccini, comprendiamo anche che ancora per lungo tempo dovremo fare i conti con un virus che ha preso ormai cittadinanza tra di noi. Ecco perché quanto mai utile ci sembra il messaggio che ci viene dalla Pasqua per ritrovare le ragioni della speranza.
La prima cosa che non dobbiamo dimenticare è che la risurrezione di Gesù è una realtà che appartiene e riguarda la storia, e la nostra storia in particolare. Alle volte ci approcciamo a questo mistero quasi come se fosse un racconto del passato o un fatto ideale o, peggio ancora, una favoletta con cui consolare i disperati. La risurrezione è un fatto reale che ha cambiato la storia e la creazione e ha impresso in loro un dinamismo che va nella direzione della pienezza e del compimento, per cui stiamo camminando verso il meglio che è già iniziato ma che è ancora da venire, anche se le contraddizioni e le fragilità del mondo antico non sono ancora passate pur se già vinte definitivamente. Non dobbiamo cadere nell’errore di fermarci davanti al sepolcro senza mai entrarci dentro e accorgerci che quella tomba è vuota e la morte ( e tutto ciò che ha il suo sapore…) non ha avuto l’ultima parola. Forse anche noi pensiamo che non ci sia nessuno in grado di rotolare via quel grande masso che occlude l’ingresso del sepolcro e pesa sul nostro cuore? A cosa ci sta preparando questo lungo sabato santo che stiamo vivendo, nessuno lo può sapere, ma siamo certi che la luce del Risorto squarcerà anche questa notte!
La seconda sollecitazione viene a noi dalla Liturgia che celebriamo che ci fa guardare al Mistero pasquale come ad un unico evento celebrato all’interno di un Triduo. La risurrezione di Gesù cioè non appare sulla scena all’improvviso ma avviene il Terzo giorno, dopo il Giovedì e il Venerdì Santo. Quando in definitiva Gesù ci dà testimonianza non solo di aver amato i suoi sino in fondo, sino cioè alla morte di croce, ma nell’istituzione dell’eucaristia ci rende partecipi di questo dono di amore e ci chiede di farne memoria non solo nel rito ma nell’offerta della nostra vita. La grazia e il frutto della risurrezione sono così la conseguenza di una vita offerta al Padre per il bene dei fratelli. Ogniqualvolta che nella nostra vita riusciamo a riproporre questa logica del Cristo la potenza della sua risurrezione non solo rivive in noi ma si attualizza anche attorno a noi. La speranza così non si fonda solo sul nostro desiderio ma sulla riattualizzazione delle scelte di Gesù nella nostra vita.
Non lasciamo allora che la tristezza e lo scoraggiamento prendano il sopravvento ma facciamo spazio alla speranza che nasce da quella tomba vuota e sentiamo per noi le parole del Vangelo di Matteo che ci rassicura di una presenza e di un amore che mai viene meno: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli” (Mt 26, 18).
Buona Pasqua a tutti!
Taranto, 1 aprile 2021