Il termine Pace

A cura di Antonella Caputo – Vicepresidente Adulti

Il termine Pace, come il termine Amore, indica la non violenza interiore. Papa Francesco, citando Paolo VI, descrive il cammino verso la pace come l’unica e vera linea dell’umano progresso. 

L’esempio ce lo consegna Gesù di Nazareth nel discorso della montagna sulla vera felicità, nell’amore per gli ultimi e l’indipendenza dai potenti, nel coraggio con cui morì per amore fedele alla verità e all’umanità, difendendosi unicamente con gesti e parole di verità. Gesù ha lottato contro il male con la pura forza dell’amore. 

Questo è anche un messaggio rivolto ai leader politici e religiosi, è una sfida a costruire la società e la comunità con lo stile degli operatori di pace. Vivere in pace dovrebbe essere una condizione unica e imprescindibile per considerarci popolo evoluto, e nella pace piena si devono considerare anche le libertà dell’individuo: libertà di parola, di opinione e di scelta.  E gli ostacoli alla pace sono molti: pregiudizio, egoismo, indifferenza sembrano meno visibili e quindi meno dannosi degli ostacoli palesi quali guerra, sfruttamento, diseguaglianza economica.  La pace, invece, ha bisogno di servizio e amore per contrastare questo disagio.  Se l’idea di pace viene associata solo all’assenza di guerra ecco che risulta un concetto debole, confuso e generico e quindi sottoposto a strumentalizzazioni, ma bisogna associarla al suo reale significato: una società in cui tutti gli esseri umani possono godere dei propri diritti come frutto maturo di giustizia. 

” La pace che pronunciate con la bocca diventi opera delle vostre braccia”

San Francesco

La grammatica della cura

A cura di Maria Carmela Basile – Consigliere diocesano

Per anni ho insegnato anche grammatica ma mai avrei pensato di collegare i due termini:grammatica e cura che Papa Francesco (non smette mai di stupirci), ha strettamente messo in relazione nel Messaggio per il 1°Gennaio.

Da 54 anni non è una novità il Messaggio per la Giornata della Pace che, puntualmente, i vari papi ci hanno offerto; è un messaggio importante per chi ha a cuore le sorti dell’umanità, per la Chiesa e, per noi di ACI in particolare che concludiamo, in sintonia con l’ACR, il primo mese dell’anno, con la Festa della Pace.

Il titolo dato al messaggio di quest’anno è: “La cultura della cura come percorso di pace”.

Il messaggio, suddiviso in paragrafi, sin dalle prime frasi, esprime l’anelito del Papa, manifestato anche nell’intervista di qualche giorno fa “Il mondo che vorrei”; il desiderio è che “l’umanità progredisca sulla via della fraternità, della giustizia e della pace fra le persone, la comunità, i popoli e gli Stati”, nonostante i vari aspetti della crisi odierna, resi più evidenti dalla pandemia.

L’espressione percorso, all’interno del titolo del messaggio proietta il lettore attento in una dimensione di cammino, itinerario educativo proprio perché , affinché si diffonda una cultura di pace, è necessario educare alla pace.In realtà , così come, seguendo le regole di grammatica ci si allena ad esprimersi bene ,seguendo la grammatica della cura ,ci si educa alla pace.

Ma, quali sono i principi, i criteri della “grammatica” auspicata dal Pontefice? Senza mezzi termini, in maniera chiara e tassonomica, Papa Francesco li elenca: la promozione della dignità di ogni persona umana, la solidarietà con i poveri e indifesi,la sollecitudine per il bene comune e, non ultimo per importanza, la salvaguardia del creato.

Ogni elemento della grammatica della cura merita attenzione,studio, riflessione, discernimento e preghiera da parte di ciascun uomo,qualunque sia il suo credo religioso in quanto elementi fondanti per la costruzione della pace. Ogni cristiano , ancor di più, dovrebbe sentirsi interpellato personalmente e comunitariamente come testimone , nella vita quotidiana, del Principe della Pace.

Non è un percorso facile, ogni giorno si sperimenta la fatica e ciò richiede fede, forza, coraggio e…allenamento.

Quanti esercizi di detta grammatica dovremmo fare ogni giorno per essere veri seguaci di Gesù!

Dobbiamo allenarci molto ,come individui, come comunità sociale e ecclesiale , come associazione per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro contribuendo alla realizzazione dell’accorato invito del papa” …siamo tutti sulla stessa barca ,tutti fragili e disorientati…ma importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme”.Non abbiate paura, avrebbe detto un altro grande papa.